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LA ZISA E I SUOI DIAVOLI

2024-09-03
pubblicato da: Giuseppe Campanella
Fondatore di Regionando.it Regionando.eu Regionando.com

La tradizione popolare vuole che a costruire l’immenso palazzo non fu un re normanno Guglielmo, bensì una coppia proveniente dalla Libia. El-Aziz, figlia dell’Emiro, e il giovane amante Azel Comel, figlio del sultano, sarebbero sbarcati, dopo un lungo viaggio in nave, in Sicilia per coronare il loro amore, fuggendo dal padre del ragazzo, che si era opposto alle loro nozze, e rubando i suoi tesori. Approdati nel capoluogo siciliano, i due innamorati chiamarono a corte i migliori costruttori dell’isola e fecero erigere un palazzo fuori dalla cinta muraria della città. Palermo divenne la cornice del loro copioso amore.

Un giorno, però, un uccello volò sopra la testa di El-Aziz, portando con sé un biglietto. La missiva informava la giovane del fatto che sua madre si era suicidata poiché non sopportava il dolore inflittole. La sposa fu colta anch’ella dalla pena e così decise di seguire la mamma nel regno dei morti. Azel Comel non riuscì a sopportare che la sua amata lo avesse abbandonato ed impazzì. Il figlio del sultano vagò per giorni senza meta, finché non si gettò in mare.

Il ricco tesoro che gli amanti avevano portato in Sicilia, composto da monete d’oro e gemme preziose, rimase nascosto tra le mura del Castello della Zisa. Il figlio del sultano, poco prima degli eventi funesti, decise di proteggerlo con un incantesimo. Pare che a custodire i beni preziosi siano dei diavoli. In realtà, si tratta di alcune divinità (tra le altre, Giove al centro e intorno Nettuno, Plutone, Giunone, Mercurio, Vulcano, Venere e Marte), raffigurate sulla volta dell’arco d’ingresso della Sala della Fontana. Tuttavia, a causa delle diaboliche insidie che le figure tendono a coloro che si apprestano al tesoro, esse vengono definite “i diavoli della Zisa”. 

I custodi del tesoro avevano il compito di impedire ai Cristiani di impossessarsene, a tal fine tendono dei tranelli a coloro che si apprestano alla loro volta. I diavoli, infatti, grazie alla loro raffigurazione a spirale e alle dimensioni diverse o poco definite, rendono impossibile la loro conta, risultando sempre di numero diverso a chi li osserva. In particolare, il 25 marzo, giorno dell’Annunziata, si narra che questi inizino a muovere la coda e fare delle smorfie al fine di allontanare i visitatori. “E chi su, li diavoli di la Zisa?” (“E cosa sono? I diavoli della Zisa?”), affermano i palermitani quando qualcosa non quadra.

Il tesoro sarebbe, dunque, nascosto nella Sala della Fontana del Castello della Zisa. La stanza era dotata di un rudimentale ma efficiente sistema di areazione, che donava frescura all’intero Palazzo, e di una fonte costante di acqua corrente. Coloro che abitavano tra le mura dell’al-ʿAzīza sfruttavano il luogo soprattutto nelle giornate afose. Ai diavoli della Zisa, per queste ragioni, è affibbiata un’altra leggenda: quando a Palermo soffia vento forte, la causa sarebbe da attribuire proprio a queste entità, che uscendo dal Palazzo portano con sé aria fresca. “Oggi si sono liberati i diavoli della Zisa”, annuncia il popolo.

In età moderna, ogni qualvolta si è tentato un restauro, le maestranze e le ditte appaltatrici, sono costrette a lasciar i lavori incompiuti, perché minacciati e spaventati da presenze oscure, appunto i Diavoli.

TRATTO DA FB 


Giuseppe Campanella
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