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Arte

la Collezione Torlonia del Fucino

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scritto da: Giuseppe Campanella
Fondatore di Regioando.it

 

LE  RAGIONI  DI  UNA  MOSTRA

La mostra nasce dall'esigenza di mostrare gli splendidi materiali acquisiti dal Ministero dei Beni Culturali nel 1994 che compongono la Collezione Torlonia del Fucino , provenienti dai lavori dì prosciugamento del Lago. La Collezione si formo', durante l'ottocento, con ritrovamenti archeologici che si andavano facendo durante gli scavi per la realizzazione dell'emissario artificiale, progettato dal Re di Napoli e realizzato dalla famiglia Torlonia, e rimase ad Avezzano durante le vicende belliche sino al 1950, quando fu trasferita nei locali del palazzo di Via della Conciliazione, da cui fu prelevata dopo l'acquisto dallo Stato. Della Collezione fanno parte le celebri lastre con bassorilievo di scena di città e del lago, che, note soprattutto agli studiosi, costituiscono un unicum di grande importanza sia per lo stato di conservazione (lacunoso, per ciò che riguarda il complesso monumentale, ma quasi integro nelle singole rappresentazioni),che per il soggetto in esse raffigurato. Nuovi studi ancora in corso sulle lastre portano ad interessanti osservazioni preliminari, che puntualizzano rneglio la cronologia dei pezzi e consentono un’ipotesi ricostruttiva che per la prima volta. viene proposta in questa mostra.

 L’interesse per questa opera d’arte, va ben oltre l'ambito locale , infatti essa rappresenta una delle più complete scene scultoree di paesaggio, che il mondo antico ci ha tramandato. Accanto ad essi, gli altri materiali della collezione costituiscono, più che una raccolta, un insieme di dati. archeologici di grande significato da riconnettere alla storia dei territorio fucense del quale documentano la lunga vicenda umana tra l'età neolitica e il 1700. Da questa particolare composizione, più vicina alla documentazione di uno scavo che ai criteri del collezionismo, è venuta l’esigenza di “ricontestualizzare” questo materiale con i dati che provengono dagli studi e dalle ricerche svolte negli stessi ed in altri siti archeologici dell'area fucense.

Durante gli incontri del Comitato Scientifico sono state definite tematiche e siti da inserire nell'esposizione, privilegiando i contesti rilevanti mai esposti prima, e i nuovi dati, ancora quasi totalmente inediti, al fine di aggiornare le conoscenze su un'area, quale quella del Fucino, molto importante sotto l`aspetto storico e piuttosto nota turisticamente per le sue valenze paesaggistiche, ma quasi sconosciuta sotto il profilo archeologico, benché molto ricca.

Avremmo voluto cogliere quest'occasione per radunare, per la prima volta in un unico luogo, anche molti importanti materiali che sono conservati presso altri musei italiani e stranieri. Ma considerazioni di tipo logistico hanno suggerito di rinunciare all’ipotesi ambiziosa di averli in mostra , tuttavia i casi più significativi sono stati in ogni modo inseriti nel catalogo per completare il quadro storico che gli autori hanno delineato.

 

Si ringraziano, comunque, i Musei che hanno dimostrato la loro disponibilità ed in particolare i Musei Civici di Bologna e il Museo Archeologico di Napoli. Una particolare gratitudine va ai colleghi della Soprintendenza Archeologica del1’Umbria che hanno in ogni modo agevolato le operazioni di prestito.

La Mostra prende spunto dai due grandi ultimi eventi che hanno trasformato definitivamente l’aspetto antico della zona fucense , vale a dire, andando indietro nel tempo, come appunto succederà al visitatore entrando nella Mostra, il terremoto del 1915 e il prosciugamento totale del Lago concluso nel 1875.

Da allora tutto è cambiato, il paesaggio, il clima , le attività umane e gli stessi abitanti, fuggiti, per la povertà, quelli antichi, e i nuovi, provenienti da altri luoghi, innestati in un contesto che fatica a ritrovare una propria identità. Uno degli obiettivi dì questa operazione è proprio quello di restituire ad una regione un po' arcana e isolata la sua storia, fatta di grandi imprese e del lavoro quasi sconosciuto di tanti artisti e artigiani , di contatti con altri mondi quasi insospettabili, se confrontati con l'immagine storica dell'Abruzzo ed in particolare della Marsica, non ben delineata e in fondo “minore".

Per fare in modo che il pubblico si appassioni alle vicende storiche che lo riguardano, è necessario oggi sperimentare forme di comunicazione efficaci dei contenuti specialistici che colpiscano l’immaginazione e facciano scaturire il "piacere del sapere". L'allestimento, quindi, è stato progettato, con i mezzi a disposizione, in questo senso, privilegiando gli aspetti illustrativi della realtà archeologica inseriti in ambientazioni visive che evidenziano le caratteristiche del tema storico affrontato. Nel Magazzino del grano, nel parco di Villa Torlonia, lo spazio centrale , che richiama il Lago scomparso, accoglie i materiali della Collezione Torlonia, raggruppati per cronologie e tipologie affini. Intorno ad essi in un percorso che si dipana attraverso i siti archeologici fucensi, sono esposti i materiali che illustrano le principali tematiche: dalle grotte e gli insediamenti preistorici, dalle necropoli dell'età del ferro, alle città romane, dalle documentazioni funerarie ai culti dei Marsi in età romana, dagli usi del territorio alle trasformazioni medioevali. Tra i materiali archeologici di particolare importanza, si segnalano quelli provenienti dai siti preistorici di Ortucchìo, dalle grotte Ciccio Felice e Maritza scavati dall'università di Pisa negli anni '50 e '60, dalla necropoli dei grandi tumuli dì Scurcola Marsicana frutto delle ricerche, negli anni '80-'90, della Soprintendenza Archeologica , che ha anche portato avanti gli studi, nel sito di Celano Paludi, dove sta per essere aperto il nuovo museo preistorico. Ed ancora, continuando nell'età romana saranno esposti i documenti della storia della città dì Alba Fucens trovati negli scavi degli anni '50-'60 dell'Università dì Lovanio (Belgio), di Marruvium (S.Benedetto dei Marsi) indagata con la collaborazione dell'Università di Roma e in corso di valorizzazione a cura del Comune, del Villaggio di Amplero (Colielongo) scavato dall' Universita' di Pisa, da cui proviene il famoso letto in osso, del Santuario di Angizia in cui le ricerche sono appena all’inizio grazie all’impegno dell'amministrazione di Luco dei Marsi, e di quello di Lecce dei Marsi finanziato, dalla Comunità Montana , della villa dì Pescìna scavata negli anni '90 dalla Soprintendenza Archeologica , e di S.Potito di Ovindoli, campo di studio dell’ Accadernia delle Scienze di Ungheria. Le ricerche medioevali in zona, condotte dalle Università di Chieti e dell'Aquila, stanno ora consentendo nuove letture delle fasi medioevali su cui rnolto è ancora da dire. Un campo internazionale di studi e ricerche, che pone la Marsica al centro degli interessi di tanti studiosi, e che ha prodotto per questa mostra, alcuni risultati di grande importanza. In questa occasione sono infatti stati ripresi studi da tempo interrotti come quelli sui materiali di Alba destinati all'esposizione nel nuovo museo archeologico di Alba Fucens, la ricomposizione dei letti funerari provenienti da Aielli, tornati interamente in Abruzzo grazie all’impegno della Soprintendenza Archeologica di Rorna, l’ipotesi ricostruttiva dei monumenti dei Titecii di Trasacco, l'analisi dei bassorilievi e lo studio degli altri materiali della Collezione Torlonia totalmente inediti. Al margine dell'argomento specifico trattato nella mostra, ma non meno significativo è il coinvolgimento degli eredi Bianchi, che hanno concesso di esporre in questa mostra i disegni preparatori dei pittore Francesco Antonio Bianchi. che negli anni 1933-1934, eseguì gli affreschi della Villa dei Principi Torlonia con le scene dei prosciugamento. Il radicamento sul territorio degli enti preposti alla tutela dei patrimonio archeologico, è frutto di un lungo impegno, soprattutto in aree in cui lo sviluppo culturale stenta a livellarsi con quello economico, questa occasione è forse la prima raccolta dei frutti visibili di quel lavoro: l’amministrazione comunale di Avezzano, ed in particolare l'assessore alla cultura, Flavia De Sanctis hanno recepito questa potenzialità e sviluppato, con correttezza di rapporti, l'impegno di far conoscere ai marsicani una parte dei proprio passato. Per coloro i quali, come chi scrive, hanno dedicato rnolta parte della loro vita professionale, all’aspetto della comunicazione dei valori storici dell'archeologia, questo evento rappresenta un’i mportante messa a punto degli interessi scientifici e culturali che nasce dal desiderio di restituire ad un popolo la sua storia e ad un paesaggio il suo lago. Non è il caso di dilungarsi in ringraziamenti, che sarebbero ben poca cosa per chi ha dedicato tempo e professionalità alla riuscita di questo evento, tuttavia un'unica persona è doveroso ricordare: senza le capacità di Jessika Romano questa mostra non sarebbe stata possibile. Accanto alle ricerche istituzionali, la collaborazione pluridecennale con l'Archeoclub, della Marsica ha consentito l’individuazione di rnolti dei siti archeologici appena segnalati ed il recupero d’importanti materiali in mano di privati. Nell'ambito delle operazioni di tutela, è importante segnalare il coordinamento con le operazioni del Comando Nucleo Polizia Tributarla della Guardia di Finanza dell' Aquila, durante le quali preziosi materiali archeologici sono stati sottoposti a sequestro ed assegnati al patrimonio pubblico. In occasione della Mostra è stato determinante, alla sezione sul terremoto, il contributo dell'Uffício Formazione e Informazione del Servizio Sismico Nazionale.

Adele Campanelli- Ada Cardellicchio
 


Giuseppe Campanella
Fondatore di Regionando.it